lunedì 20 gennaio 2014

Scoprendo Antonia


Carissimi, oggi vi faremo conoscere un'artista italiana che ha operato in questi anni in diversi Paesi, utilizzando ogni tipo di mezzo possibile, dal visuale al musicale. Si chiama Antonia Giannoccaro; molto affascinante la sua storia che necessiterebbe di un respiro maggiore di quello che può dare un post all'interno di un blog, ma attraverso una breve biografia e un'interessante intervista, crediamo che molti di voi saranno indotti a porsi delle profonde riflessioni sull'arte (che è un po' l'obiettivo di tutto il nostro lavoro), e forse ad appassionarsi, come è successo a noi, a questa sensibile e curiosa personalità. Buona lettura (per un'impressione sulle sue opere: http://www.behance.net/gallery/Primitive-Horizones/299290)!

Bio:
Antonia Giannoccaro nasce a Putignano (BA) il 9 marzo 1977 e cresce a Polignano a Mare (Ba), terra natale di Domenico Modugno e Pino Pascali, e a Belluno, terra di Dino Buzzatti e Pier Paolo Pasolini. Si diploma al liceo linguistico e si classifica per il premio Campiello Giovani e un altro racconto viene pubblicato dalla City Lights di Ferlinghetti. Prosegue i suoi studi in comunicazioni di massa a Bologna e nel frattempo si diploma in sceneggiatura cinematografica, presso l'Associazione Fellini di Rimini, e continua i suoi studi in linguistica cognitiva applicata al linguaggio cinematografico e giornalismo presso UC Berkeley negli Stati Uniti. Al termine dei suoi studi, dopo un breve viaggio in Kenya e una breve permanenza a New York, si trasferisce a Milano, dove lavora come sceneggiatrice mentre insegna semiotica del cinema e teorie e tecniche del linguaggio cinematografico al DAMS di Bologna. Il suo percorso continua come regista-autrice di un documentario sull'anti-mafia e l'associazione Libera, per H24 TV Agency, e prosegue nella creazione di una casa di produzione cinematografica indipendente insieme a sua sorella M.G. Insieme decidono di autoprodurre film e documentari indipendenti e di trasferirsi in Danimarca.

Intervista:
Intervistatore: Buongiorno Antonia, iniziamo col chiederti quando inizia la tua carriera di pittrice.
Antonia: Il mio percorso pittorico inizia a New York, nel periodo post universitario. Lì ho iniziato a schizzare e a trovare espressioni e tratti, ma è a Milano che ho scoperto il colore e l'olio che con la sua materialità mi ha sempre affascinato e influenzato il mio lavoro successivo.

I:  Sei stata fin da subito dedita alle arti figurative o la tua ricerca parte da altri universi (letteratura, fotografia, musica)? In breve, quando ti sei scoperta artista?
A: La prima volta che mi hanno chiamata artista è stato al MOCA di Los Angeles, mentre guardavo un'opera. Un altro visitatore si è accostato e mi ha chiesto se fossi un'artista. Molte persone prima di lui lo avevano accennato, ma io non ho mai pensato di essere un'artista sebbene lo sia nell'animo. Sin da piccola ho sempre vissuto nella mia fantasia e apprezzando la natura intorno, i limiti, le possibilità inesplorate e soprattutto gli orizzonti. Scrutando gli orizzonti oltre il mare e al di sopra delle vette, forse è così che mi sono scoperta artista. Ma un artista è anche un creatore, ed io ho iniziato a creare disegni, poesie e musiche dai 5 anni in poi. Ricordo quando ho scoperto la parola e quale fascino avesse su di me il suo potere. Ero in macchina con mia madre e mia sorella e il pensiero della parola, mi aveva colto come una rivelazione. Da tempo mi chiamano multi-artista, perchè esploro varie arti, ma per me l'arte è la mia vita e la mia natura e non potrei scegliere tra una o l'altra ma sono grata all'ispirazione e alla possibilità di esprimerla e condividerla con tutti.

I: gli stimoli li hai trovati nel tuo percorso accademico, nei tuoi viaggi o sei equamente debitrice di queste fonti?
A: Lo studio, i viaggi, le persone sono parte del percorso ma è il renderli propri che crea la nascita della scoperta dell'espressione propria che è di per sé per me come artista sempre e comunque una rivelazione. L'istinto è l'apertura a scoprire cosa succederà se inizierò un lavoro creano lo stimolo per me necessario all'espressione della creazione artistica. Il mio spirito è il mio stimolo principale.

I: Quale il tuo periodo più intenso nell'ambito della pittura?
A: Penso che il periodo pittorico più intenso che abbia vissuto sia stato nella solitudine delle foreste svedesi, dove ho prodotto in quattro mesi una serie su Natura e Spirito messa in mostra in una galleria locale-internazionale. Il mio periodo svedese è stato per me importantissimo tanto per la mia consapevolezza artistico-musicale quanto per quella personale e spirituale.

I: operi anche in altri ambiti delle arti visive (scultura, video, etc)? In pittura quali tecniche utilizzi?
A: Lavoro col video e il mio primo cortometraggio realizzato in 3 giorni come no budjet era in visione 2 giorni dopo al MOCA di Los Angeles (commento del pubblico: “Grazie per averci dato ancora qualcosa di cui parlare”). Ho ideato alcune installazioni, performance e sculture che non ho ancora avuto modo di mettere in pratica, data la carenza di spazi-materiali e luoghi espositivi per artisti emergenti. In pittura sono affezionata all'olio, ma amo sperimentare con tecniche miste e diversi materiali, oltre che con la tecnica del mosaico.

I: Nelle tue opere ci è parso ti ispiri alla ricerca di Kandinski, ci confermi? E vuoi dirci le altre correnti e gli altri artisti con cui ti trovi più in sintonia?
A: Io amo dipingere con le dita, per sentire la materia più direttamente. Forse sarà dovuto alla mia relazione con la musica e gli strumenti musicali. Io non mi ispiro a nessun artista o corrente e tantomeno provo a crearne una in particolare. Mi lascio andare e scopro chi sono e cosa il quadro ha da svelarmi. Ma dato che Kandinski era a sua volta interessato ad esprimere la dimensione musicale in pittura penso che potremmo in effetti avere un punto di contatto in questa ricerca, sebbene la sua fosse una ricerca e la mia una scoperta. Personalmente adoro Modigliani, Matisse, Gauguin e soprattutto Henri Rousseau.

I: Dove hai esposto fin'ora? com'è stato il responso del mercato?
A: La mia prima esposizione è stata a Milano presso la Darsena nel 2006 ne locale Le Trottoir, in occasione della quale uno dei  quadri fu rubato. Ne ritrovai solo la cornice distrutta. Successivamente ho esposto nella galleria 316 Kubik ad Hudiksvall in Svezia nel 2009 e in una chiesa a Copenhagen nel 2010. Il pubblico ha apprezzato, soprattutto il ladro. Per quanto riguarda la vendita, in gallerie e locali come questi non si presenta davvero un'occasione di vendita ma solo di mostra. I primi soldi che ho infatti guadagnato come artista derivano dalla commissione di 2 murales a Christiania, la comune hippie di Copenhagen e da alcune offerte ricevute da privati.

I: In generale, visto che hai viaggiato molto in questi anni e hai sicuramente avuto la possibilità di farti un'idea personale della situazione globale, non basata sui luoghi comuni, quanto semplice (o difficile) ritieni sia per un giovane artista trovare sbocchi in Italia? E  dato che qui crediamo di conoscere di massima la risposta - visto che ormai siamo provincia del mondo a vari livelli - , nel resto dell'occidente? Cosa ci dici della Danimarca, Paese in cui ti trovi in questo momento, ha aspetti interessanti al di fuori del design, di cui è terra d'elezione?
A: Io sono un'artista naturale, non un artista d'accademia. Parlando con altri artisti nel mondo e valutando la situazione internazionale del mercato dell'arte questa è una distinzione importante da sottolineare. Il mercato e le possibilità del mercato si aprono infatti soprattutto se non esclusivamente al mercato “autorizzato” che ha creato se stesso per mantenere una struttura e una sovrastruttura autocelebrativa e altamente lucrativa che non ha spazio per l'arte ma solo per l'arte da essi riconosciuta e in quanto tale creata per essere venduta e lucrata. Ho presentato dei progetti a Venezia, all'Arsenale, per poter aver uno studio ad esempio e nessuno ha avuto nemmeno la decenza di chiamarmi sebbene l'opera sia nei loro archivi. Un percorso morto, direi, quello ufficiale o con il quale ancora non ho trovato un dialogo purtroppo. In Danimarca la situazione non è migliore né peggiore che in altri posti. Ci sono circuiti indipendenti e dipendenti come in ogni altro luogo che ho esplorato.

I: stai lavorando a qualche nuovo progetto in questo momento?
A: In questo momento sto finendo una serie astratta a tecnica mista acrilico e glitter, completando la registrazione di un album musicale rock-folk e lavorando a due mediometraggi sperimentali da girare in Danimarca e un lungometraggio.

I: come ultima domanda ci segnali i recapiti a cui raggiungerti per chi volesse entrare in contatto con te o  volesse acquistare le tue opere?
A: Grazie per la domanda. Potete inviarmi un'email a giannoccaro@gmail.com

mercoledì 1 gennaio 2014

E in ambito dadaista... ...un breve accenno a Luther Blissett

In queste ore, mentre ci addentriamo nel dadaismo e in tutti i fenomeni da esso scaturiti, ci torna alla mente un vecchio movimento artistico che, per essere bizzarro fin da subito, prese il nome da un giocatore del Milan non troppo noto dei primi anni '80. Negli anni '90 si distinse per alcune gag interessanti e per la pubblicazione di un romanzo omonimo che ottenne un buon successo. Questo il sito (anch'esso piuttosto "basic") che può fornire ulteriori informazioni:
http://www.lutherblissett.net/

Fenomeni post-dadaisti negli anni '70 italiani

Il movimento degli indiani metropolitani fu un'interessante evoluzione delle istanze dadaiste hippy e talvolta futuriste, interessante saperne qualcosa in più:
web.tiscali.it/settanta7/libere_associazioni_logiche_.htm

Com'è Jean Jacques Lebel, tra dada, surrealismo e happening?!

Cari amici, è probabile che se state seguendo il nostro percorso di ricerca, sia venuto a voi come a noi una certa curiosità per la figura di Jean Jacques Lebel, figlio d'arte (come spesso accade), cresciuto nell'ambiente dada e surrealista, con un'imprevedibile passaggio in Italia per frequentare l'accademia di belle arti di Firenze, e la successiva espressione attraverso la scrittura di libri e la corrente dell'happening, evento in cui era più importante l'atmosfera creata che non l'oggetto (poesia, pittura, etc..) della rappresentazione.
Per chi voglia approfondire vi linkiamo questa bella pagina-web d'annata, che vi colpirà con la sua grafica old-style:
http://www.ete.it/campofragole/lebel.htm